Pietro Savastano: il boss
“Fortunato Cerlino: chi è l’attore che interpreta Don Pietro”
Piero Savastano è uno dei personaggi principali della serie televisiva “Gomorra”. L’attore che lo interpreta è Fortunato Cerlino, artista partenopeo, nato nel 1971 e cresciuto a Pianura, quartiere della periferia di Napoli: interpretare un boss della camorra, per lui, vuol dire, in un certo senso, fare i conti con il proprio passato e con l’ambiente in cui ha trascorso i primi anni della sua giovinezza. Spesso l’attore ha dichiarato di non avere avuto contatti diretti con la criminalità grazie all’attenzione ed alla cura di una famiglia umile ma onesta.
Presto, il giovane Cerlino si avvicina al mondo della recitazione e del cinema, prendendo parte a numerose produzioni destinate tanto al piccolo quanto al grande schermo quali, per esempio, “Fortapàsc”, “La mia casa è piena di specchi” e “Un caso di coscienza”.
Il successo presso il grande pubblico, però, gli viene portato proprio da “Gomorra” e dal ruolo di Pietro Savastano: per interpretare questo boss del crimine organizzato, Cerlino mette a punto una recitazione secca e tesa. Ogni minimo dettaglio viene commisurato dall’attore, ogni parola viene pronunciata caricandola del giusto peso. Questo stile rivela molto della personalità del suo personaggio.
“Don Pietro all’apice della sua carriera”
All’inizio della serie televisiva “Gomorra”, conosciamo un Pietro Savastano all’apice della sua carriera nel mondo del crimine organizzato. Nonostante il boss sia figlio d’arte (suo padre era capo-clan prima di lui), Don Pietro ha fatto fare alla famiglia Savastano il salto di qualità: sotto il suo governo la cosca è riuscita ad ottenere un posto di primo piano nel settore dello spaccio di stupefacenti.
Quasi subito ci si rende conto di come Don Pietro sia un camorrista piuttosto moderno. Ovviamente, non rifugge né violenza né ferocia: anche sotto il suo dominio il clan continua a uccidere, delinquere e mettere a ferro e fuoco la città. Quello che contraddistingue il boss, però, è la sua lungimiranza strategica: Don Pietro analizza, studia, cerca di guardare in prospettiva. La sua caratteristica principale è, senza dubbio alcuno, l’intelligenza.
“I rapporti familiari”
Il nucleo familiare di Don Pietro è la sua croce e la sua delizia al contempo. Da molti anni il boss è sposato con Immacolata (la mitica ed iconica Donna Imma). L’intelligenza di Pietro Savastano è riscontrabile anche nella scelta della sua compagna: Imma è il suo braccio destro, fedele e devoto. È l’unica persona che possa stare al passo con il capo-clan, il suo è il consiglio decisivo che Pietro ascolta.
I due coniugi sembrano sempre essere sulla stessa lunghezza d’onda: per loro si può parlare di una vera e propria comunione d’intenti. La croce di Don Pietro è, invece, il figlio Gennaro (chiamato da tutti Genny). Il frutto del matrimonio con Donna Imma sembra non avere ereditato né l’astuzia né la cattiveria dei suoi genitori. Don Pietro spesso non nasconde alla moglie la propria preoccupazione: secondo lui il ragazzo non sarà all’altezza di succedergli al comando del clan.
“La vita in carcere”
Sarà proprio l’apprensione che Pietro Savastano prova per Genny a fargli commettere un passo falso, forse l’unico della sua carriera criminale. Avendo saputo che il ragazzo era stato coinvolto in un terribile incidente automobilistico, come ogni padre affettuoso il capo clan si reca repentinamente verso l’ospedale. Viene, però, fermato da una volante dei Carabinieri: gli agenti perquisiscono la sua automobile e vi trovano un’ingente quantità di cocaina.
Don Pietro viene tradotto immediatamente a Poggioreale. La vita del carcere, inizialmente, non è particolarmente dura per lui dato che anche dietro le sbarre il rispetto che suscita riesce a tutelarlo e a proteggerlo. Pietro Savastano, come spesso accade anche nella realtà, è in grado di governare la sua cosca nonostante gli impedimenti dati dalla reclusione. Ovviamente, quando il direttore della prigione se ne rende conto gli tende una trappola e riesce a smascherare i gangli della sua attività criminale. Don Pietro viene sottoposto, quindi, al regime di carcere duro e passa la sua detenzione in continuo isolamento.
“La pazzia e la fuga”
Il vuoto di potere si fa sentire in modo molto forte all’interno del clan: effettivamente Gennaro non è in grado di contenere le spinte degli uomini della famiglia e spesso si trova in difficoltà. In poche parole, commette un errore madornale dietro l’altro. Confuso il ragazzo si reca in carcere per confrontarsi col padre e per chiedergli un consiglio su come gestire l’incresciosa situazione che si è venuta a creare a Scampia.
Con orrore scopre che Pietro Savastano si è inebetito: il regime carcerario speciale 41 bis ha piegato la sua mente agile e la sua portentosa forza di carattere. È, quindi questa la fine di Don Pietro?
Ovviamente non è così: sul finire della prima stagione di “Gomorra” lo spettatore scopre come la follia fosse tutta una tattica del capo clan. Pietro Savastano dimostra ancora una volta tutta la sua scaltrezza: si è finto demente per mesi in modo tale da venir sottoposto ad una perizia psichiatrica. Durante il trasferimento, un manipolo di suoi fedelissimi scagnozzi attaccano il blindato che lo trasporta e liberano un Don Pietro più lucido che mai.
“La seconda stagione”
La seconda stagione di “Gomorra” ci presenta un Pietro Savastano mutato nel carattere e negli affetti. Ha perso l’adorata Donna Imma, uccisa dagli sgherri di Ciro Di Marzio. Anche i rapporti con Genny sono piuttosto tesi: il boss incolpa il figlio di aver provocato, con la sua condotta poco attenta, la morte della madre.
La sua determinazione e la sua forza, però, non sono state intaccate dal carcere e dal dolore: Don Pietro sembra più deciso che mai a tornare al vertice della piramide criminale. I suoi nemici è meglio che inizino a tremare in vista della resa dei conti che li aspetta.
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